Fabio Casulli photographer

Nel 1862 Henry David Thoreau, dal piccolo paesino di Concord dove era nato, circondato da montagne e foreste maestose, scrisse: "Questo testimonia il grado di degenerazione a cui sono esposti gfli abitanti di un villaggio: [l'essere] spossati dal movimento che gli turbina intorno e li schiaccia, senza che loro stessi mai intraprendano un viaggio". E ancora, parlando di antichi viaggiatori che avevano raggiunto la civiltà dopo aver attraversato la steppa, riportava queste loro parole: "Nel riavvicinarci alle terre coltivate, l'agitazione, la confusione, il tumulto della civiltà ci opprimevano e ci soffocavano; ci sembrava che l'aria mancasse e temevamo di dover morire per asfissia da un istante all'altro".
Credo che la sua grande anima sarebbe stata nauseata dal constatare l'avvelenamento al quale le vite degli uomini sono esposte. L'esistenza nelle città soffoca la mente, opprime il cuore, confonde l'anima e agita gli spiriti degli uomini. Il movimento che, oggi più di allora, gli turbina intorno, accelerato dai ritmi della società moderna, schiaccia la loro umanità.
Ho sempre visto tutto questo attorno a me. Ho sempre sognato di esprimere queste idee attraverso delle foto, ed è stata una ricerca che mi ha impegnato a lungo. Per anni sono usciuto di casa con la macchina foitografica e il bisogno di dire, di gridare queste sensazioni. Quando ho riscoperto la fotografia come il disegno di luce, ho inziato a usare la macchina fotografica come un pennello intinto di luci e di ombre. Nate da un'esigenza personale, ho deciso, insistentemente incitato da molti amici fotografi, di dare compimento al bisogno di esprimere queste idee rendendo pubbliche immagini nate da questa necessità interiore.
Nel 1978 un indiano pellerossa ha scritto: "Non posso immaginarmi un popolo senza casa, eppure io vedo ogni giorno come vagano senza meta, come dei disperati cercano radici e cose che dovrebbero dare un senso alla loro vita".