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Scegliere un monitor fotografico
Ad ascoltare la pubblicità che viene fatta ai monitor e ad alcune loro caratteristiche, si rischia di fare l'acquisto sbagliato: questo è uno dei due motivi che mi hanno spinto a scrivere queste righe. L'altro è l'importanza vitale di questa periferica, vero snodo tra quello che la fotocamera ha registrato e la stampa finale. In molti casi il monitor è il sistema finale dal quale vediamo le immagini, senza arrivare alla stampa. Sopravviverà certamente al nostro computer, e se si mettono insieme tutte queste cose, si capirà come sia più importante investire in un monitor che ci faccia vedere cosa realmente abbiamo fotografato, che un computer molto veloce abbinato a un monitor menzognero!
Il primo parametro al quale voglio accennare è il formato dello schermo. In commercio i 4:3 sono ormai rari. In realtà i diffusi 16:9, o 16:10, hanno la comodità di una migliore gestione dell'area di lavoro: la foto può essere messa a pieno schermo da un lato, e aprire le finestre e le funzioni di elaborazione nell'area rimasta libera. Dunque ben vengano i 16:9 o simili, tanto più che ultimamente, vista la battaglia dei prezzi, si possono acquistare schermi di notevoli dimensioni a un prezzo accessibile, e vi assicuro che elaborare a 22" è molto più comodo che a 17".
Sorvolo sulla definizione, perché se da un lato è chiaro a tutti che più pixel ci sono e meglio è, è anche vero che se tutti questi pixel lavorano male, servono a poco. Per questo passo a discutere di altre caratteristiche.
La prima tra queste è il contrasto. Innanzi tutto esistono due tipi di contrasto, ma in genere si fa pubblicità a uno solo di essi, guarda caso proprio quello che a un fotografo non interessa. Intendiamoci sul significato della parola contrasto, che indica il rapporto tra il nero più scuro e il bianco più chiaro otteneibile nella stessa immagine. Il contrasto così come l'ho definito si definisce statico, ed è l'unico che interessa a chi elabora immagini. Normalmente si attesta intorno a 700:1-1000:1. Esiste poi il contrasto dinamico, molto usato per film e videogiochi. Si tratta in realtà di un trucco col quale si vogliono mostrare neri più profondi e leggibili; si diminuisce, a seconda della scena, la luminosità della lampada, così da mostrare neri più scuri, ma in questo modo i bianchi diventano grigi. Il povero occhio, che ha una frequenza di funzionamento che è meno della metà di quella di un televisore, non se ne accorge, ma in fotografia questa diminuzione di luminosità sarebbe deleteria: dobbiamo vedere la foto come è, e dobbiamo essere noi a modificarla, non il nostro monitor! Ultimamente, con la tecnologia a LED è possibile adattare un'area dell'immagine, ma anche questa caratteristica, utilissima per vedere film dal contrasto profondo, è dannosa all'elaborazione delle foto.
Parliamo ora del tempo di risposta, cioè della capacità del pixel di passare da bianco a nero e viceversa in una certa unità di tempo. Chiaramente una risposta veloce è importante per videogiochi o film, inutile per un'immagine statica. Spesso viene riportata la capacità del pixel di passare da un grigio neutro a un'altro, riportata g2g. Una velocità di 5ms (millesimi di secondo) g2g è sufficente per ogni tipo di impiego, ma per vedere un film possono bastare anche 10-12 g2g (per i giochi più veloce è meglio).
Cito appena la luminosità, che ormai è sufficentemente alta in ogni schermo.
Più complesso è il discorso sulla profondità di colore che lo schermo è capace di offrire, evidentemente molto importante per il nostro tipo di utilizzo. Innanzi tutto gli schermi riproducono tutti i colori attraverso una combinazione di quelli primari, il rosso, il verde e il blu. E' chiaro quindi cher maggiore è la capacità di riprodurre varie tonalità di ciascuno di questi, maggiore sarà il numero di sfumature di colore riproducibili dal monitor. Gli schermi più economici sono in grado di riprodurre realmente 6 bit di sfumature per canale; dal momento che ogni bit corrisponde a 32 tonalità, si tratta di 32x6=192 tonalità per canale, per un totale di oltre 7 milioni di colori. I nostri occhi, a seconda delle condizioni di luminosità, sono in grado di distinguere da 120 a 200 gradazioni di colore per canale; dal momento che anch'essi riproducono i colori con un misto di quelli primari, gli unici ai quali sono realmente sensibili, il numero di colori che il cervello riproduce sulla base delle informazioni degli occhi, e che noi vediamo, quindi, varia da 1,7 milioni a 8 milioni. Si può pensare che 6bit siano sufficenti, ma non è così. I dispositivi che usiamo, dalla macchina fotografica alla stampante, sono in grado di gestire un numero di tonalità molto superiore, perché in fase di elaborazione di una foto è indispensabile poter variare le tonalità per avvicinarci a quella che riteniamo più giusta o piacevole: non si possono variare colori che non ci sono, ma solo quelli che stanno all'interno di un'area di colori esistenti! Quanto deve essere vasta quest'area di colori? Quanti bit servono? In realtà dipende dall'applicazione. In ogni caso gli schermi non economici usano pannelli da 8 bit, cioé capaci di riprodurre 16,7 milioni di colori, un valore sufficente per le nostre necessità.
All'interno di quest'area di pannelli a 8 bit, ci sono tuttavia molte differenze. Nei monitor più pregiati viene messo anche un altro valore in bit, chiamato LUT (Look-Up Table); si tratta di una tabella che converte i valori numerici dei pixel in colori. E' chiaro che un LUT a 12 bit è più preciso di uno a 8 bit nella riproduzione delle 256 tonalità per canale che uno schermo a 8 bit può riprodurre. In alcuni casi viene anche riportato il dato della precisione di calcolo del processore; infatti un processore calcola la corrispondenza tra colore voluto e colore riproducibile; naturalmente più alto è questo valore e meglio è.
Con alcuni trucchi alcuni costruttori arrivano a far percepire quasi 16 milioni di sfumature di colore con 6 bit, facendo assumere a due pixel adiacenti due tonalità la cui somma danno quella che non riescono a riprodurre, o alternando su un pixel le due tonalità velocemente. Così l'occhio può essere ingannato, ma per la fedeltà di tonalità indispensabile al fotografo sono trucchi dai quali tenerci lontani.
Intimamente legata alla profondità di colore è la prestazione della lampada usata per retroilluminare il pannello. Nei monitor economici si possono trovare ancora lampade a catodo freddo, o CCFL, dalle prestazioni ormai superate dalle Wide Gamut CCFL, o W-CCFL. L'ultima tecnocologia, quella dei LED, permette un ulteriore guadagno nella capacità di riproduzione di tonalità dello schermo del 5-10%.
Non secondario sarà anche il discorso del consumo dei vari tipi di lampade. Le più esose in termini di consumi di elettricità sono le W-CCFL, le CCFL consumano circa il 20% in meno, mentre i LED circa il 70-80% in meno.
Abbiamo parlato di lampade che retroilluminano pannelli, ma non abbiamo ancora parlato di questi ultimi. In generale ne esistono tre famiglie. I TN (Twisted Nematic) sono i più diffusi ed economici. Sono veloci, ma hanno una scarsa resa dei colori, spesso a 6 bit, e un piccolo angolo di visione. Decisamednte migliori sono gli IPS (In Panel Switching); ampio angolo di visione, migliore resa cromatica e contrasto, i primi tipi erano però lenti. Ora ne sono state fatte innumerevoli versioni, con prestazioni ancora migliori, anche in termini di velocità (io ne conto almeno 4 varianti, ma vi risparmio i dettagli). La terza famiglia è quella dei VA (Vertical Alignment). Angoli di visione vicini a 180°, ottima resa cromatica e contrasto, ma con tempi di risposta lenti. Per correggere questo difetto ne sono uscite varie versioni, ma sono molto costose.
Un dato fotograficamente trascurabile è la frequenza; quella base di 60Hz è sufficente, ma se si vuole vedere un film ne servono 100.
Leggermente meno trascurabile è l'angolo di visione. Se lo schermo lo guardiamo solo noi è chiaro che lo vedremo standoci davanti, ma se è possibile che lo vedano altre persone insieme a noi, loro potrebbero non vederlo bene dalla loro possizione angolata. In questo caso sarà bene fare attenzione all'angolo di visione, che sia il più ampio possibile.
Un accenno merita anche la superfice dello schermo. Ora vanno molto di moda gli schermi lucidi, che però in elaborazione sono piuttosto fastidiosi per i riflessi, meglio opachi.
Non secondaria sarà poi la possibilità di regolare molti parametri, soprattutto i singoli canali colore primari, rosso, verde e blu. Utile la possibilità, inoltre, di girare lo schermo in posizione verticale per elaborare le foto fatte con quello sviluppo.
In generale, infine, a parità di prestazioni sulla carta, lo schermo più costoso ha un'elettronica più affidabile, cosa importante se dobbiamo investire una somma discreta e se in prospettiva ci deve durare a lungo.